Dieta e Patologie

Allergia al Nichel e terapia dietetica

Allergia al Nichel: cosa è? 

Il nickel è un metallo pesante duro che si trova nel suolo, nell’acqua, nell’aria e nella biosfera. Il nickel è presente anche negli organismi viventi perché sia i vegetali che gli animali assumono il loro nutrimento dal suolo e dall’acqua.

L’allergia al nichel è una condizione talvolta spiacevole poiché questo metallo è presente un po’ dovunque: in alcuni gioielli di bigiotteria, nelle cerniere lampo e nei bottoni di molti indumenti indossati, nei detergenti, nelle tinture per capelli, nei colori (inclusi tinture per capelli e smalti) ma anche negli alimenti che assumiamo abitualmente, ogni giorno. Si può, addirittura, verificare un accumulo di nickel nelle tubature dell’acqua durante la notte; pertanto la prima acqua che esce dal rubinetto la mattina non deve essere bevuta o usata per cucinare.

Le donne sono più intensamente interessate da tale allergia rispetto agli uomini soprattutto per la pratica dei piercing (ovverosia forare i lobi delle orecchie con aghi) e per il fatto di indossare articoli di bigiotteria con conseguente stretto contatto della cute con il metallo. Sono colpite tutte le fasce di età ed è più presente in alcuni ambiti professionali fra cui i parrucchieri in cui il tasso di prevalenza si aggira intorno al 27-38%.

Forme cliniche di allergia al nichel

All’allergia al nickel sono attribuite varie modalità di presentazione, cutanee e localizzate o sistemiche, ed extracutanee.

1) Dermatite allergica da contatto. L’allergia al nichel è, infatti, la causa più comune di dermatite allergica da contatto, una patologia che produce lesioni cutanee molto simili a quelle dell’eczema; in altre parole si formano delle bolle sulla superficie della pelle, che si mostra gonfia, pruriginosa, arrossata e ricoperta di vescicole che possono rompersi formando croste. Qualora il contatto con il nichel persistesse nel tempo, la pelle tende ad ispessirsi ed a desquamarsi, screpolandosi ed assumendo un colore più scuro. Le mani sono le sedi più comunemente colpite per la dermatite nickel sistemica.

2) Sindrome da allergia sistemica al nichel con manifestazioni

  • cutanee (cosiddetta dermatite da contatto sistemica o DSC)
  • extracutanee (gastrointestinali, respiratorie, neurologiche etc.)

La prima è osservabile quando un considerevole numero di pazienti sensibilizzati al nickel presenta dermatite in sedi diverse da quelle che erano state in contatto con oggetti placcati con questo metallo, come gomiti, collo e interno delle cosce.

Per quanto concerne la seconda forma di patologia, è nota la possibilità che la sindrome dell’allergia sistemica al nickel possa presentarsi con sintomi gastrointestinali e che tali sintomi possano essere anche isolati, in assenza di manifestazioni cutanee correlate o di patch positività. Tuttavia, un aggravante è rappresentato dal fatto che tali disturbi non sono sempre valutabili obiettivamente, non specifici e spesso condivisi dalla maggior parte delle malattie gastrointestinali, infettive o infiammatorie.

Sintomi e Diagnosi dell’allergia al Nichel

Nelle persone non allergiche il contatto con il nichel non provoca alcun problema, ma circa il 10% della popolazione sviluppa una reazione allergica caratterizzata dai sintomi che possono essere:

  • dermatiti e pruriti, anche da contatto, che si manifestano sul volto, sulle mani, sulle gambe;
  • afte o infiammazioni boccali e gengivali;
  • gonfiori addominali;
  • malessere generale diffuso;
  • senso di stanchezza e pesantezza;
  • senso di nausea;
  • mal di testa.

I suddetti sintomi sono influenzati dalla quantità di nichel che l’organismo ingerisce o con cui viene a contatto nel tempo.

In presenza di questi sintomi dunque vale la pena di accertare con opportuni test la presunta allergia/intolleranza al nichel. E’ oggi disponibile un test cutaneo, il patch test, che consiste nell’applicare sul braccio un cerotto a rilascio lento e graduale di nichel; la risposta al nichel è considerata positiva se la cute sotto al cerotto si arrossisce con la formazione di vescicole pruriginose. A seguito di diagnosi per allergia conclamata si rende necessaria l’astensione completa dal metallo; nel caso invece di intolleranza spesso con una dieta di eliminazione, cioè una dieta che evita tutti gli alimenti a più alto contenuto di nichel e poi una dieta di rotazione dei cibi si giunge ad un netto miglioramento dei sintomi, soprattutto infiammatori ed intestinali.

Nichel negli alimenti: la dieta giusta

La dieta abituale rappresenta per l’uomo la principale fonte di nickel. Molti cibi contengono nickel, sia perché alcuni ne sono particolarmente ricchi sia perché viene trasmesso dai contenitori in cui sono conservati.  Sebbene il fabbisogno giornaliero sembrerebbe essere intorno ai 25-35μg, l’introito medio con la dieta è di 300-600 μg al giorno. Il contenuto di nickel nei vegetali è quattro volte superiore a quello dei prodotti animali (l’uovo, rispetto a carne e latticini, è quello a più alto contenuto tra gli alimenti di derivazione animale) ed è fortemente influenzato dalle concentrazioni del metallo nel terreno, sicché tale parametro è fortemente influenzato da numerosi fattori: il suolo in cui sono stati coltivati i vegetali, gli antiparassitari utilizzati le attrezzature impiegate durante i vari step della filiera produttiva.

 

Alimenti ricchi in nickel: da evitare

Alimenti da consumare con moderazione  

Alimenti che possono essere consumati liberamente

·         Cibo in scatola, soprattutto se si tratta di un alimento acido (come pomodori pelati, aceto)

·         Cacao e cioccolato (inclusi brioches, biscotti e dolci preparati con marzapane, creme di cacaoe/o cioccolato

·         Semi di soia e derivati della stessa (salsa e tofu)

·         Cereali a chicco intero (frumento, segale, riso integrale, orzo, grano saraceno)

·         Farina d’avena, farina di mais, farina integrale e grano saraceno

·         Frutta secca: noci, mandorle, arachidi o noccioline, uva passa

·         Legumi freschi e secchi

·         Verdure: cipolle, spinaci, asparagi, pomodori, funghi

·         Latte e derivati: sono da evitare la pannamontata e lo yogurt al malto

·         Frutta fresca: pere, ciliege e fichi

·         Latte di cocco

·         Lievito in polvere

·         Liquirizia

·         The (soprattutto quello verde) e Bevande contenenti nickel (controllare l’etichetta)

·         Integratori contenenti nickel (controllare l’etichetta)

·         Pesci quali tonno, aringhe, salmone, sgombro

·         Crostacei (aragosta)e molluschi (ostriche e cozze)

 

·         Verdure: cavoli, broccoli, carote, lattuga;

·         caffè;

·         uova.

·         Carne e pollame scelte nelle parti più magre e private del grasso visibile.

·         Pesci freschi o surgelati ad eccezione di quelli precedentemente citati.

·         Verdura ad esclusione di quella precedentemente citata

·         Cereali e derivati. Ad esclusione di quelli precedentemente citati, si consigliano farina 00, pane, pasta, fette croccanti (senza mais, avena, multicereali, grassi aggiunti), riso, gallette di riso, fiocchi di frumento, muesli (senza uvette nè semi oleosi) Anche le patate sono consentite e rappresentano valida alternativa al primo piatto

·         latte e derivati;

·         Dolci:  si può dare semaforo verde ai biscotti non confezionati (facendo attenzione alla presenza di olio di semi), alla crema pasticcera sfusa, al miele, ai dolci preparati con il burro, alle marmellate di frutta.

 

E’ dunque fondamentale sottolineare che anche se il nickel è ampiamente e diffusamente distribuito negli alimenti esistono alcune categorie alimentari che comunemente ne sono più ricche. Tuttavia quando si valutino diverse fonti della letteratura per definire i gruppi di alimenti ad alto contenuto di nickel ci si trova di fronte all’assenza di univocità e a differenze talora piuttosto importanti. Il motivo di tale disomogeneità risiede nel fatto che non è definita una concentrazione soglia in mg/Kg rispetto al quale un alimento possa essere definito “ad alto contenuto” ma, piuttosto, soglie diverse sono utilizzate da istituzioni o autori di diversi studi scientifici. Con ogni probabilità la mancata definizione di una soglia riflette le persistenti incertezze sulle dosi soglia di nickel alimentare ritenute in grado di evocare sintomi sistemici in soggetti sensibilizzati.

Inoltre, per quanto riguarda il contenuto di nickel nei singoli alimenti i dati e le fonti scientifiche appaiono talvolta diverse e le differenze appaiono a volte rilevanti. Questo fatto, tuttavia, non è sorprendente poiché il contenuto di nickel degli alimenti è variabile in funzione di fattori quali:

  1. il contenuto di nickel nel suolo e nelle acque, e quindi varia di regione in regione, e in funzione del momento stagionale e degli eventi climatici,
  2. la variabilità delle abitudini alimentari e dei menù quotidiani,
  3. il diverso contributo del nickel contenuto nell’acqua, ƒ
  4. il diverso contributo degli utensili da cucina, ƒ
  5. l’assunzione contemporanea di altre sostanze, ƒ
  6. il fumo di sigaretta visto che nelle sigarette il nickel è presente in misura di 1‐3  μg. per sigaretta

Quali pentole sono consigliate per cucinare i cibi?

Data l’ubiquità del metallo, oltre agli alimenti da evitare nella dieta abituale, occorre badare anche alle stoviglie impiegate per cucinare gli stessi cibi. E’ bene precisare che le vivande andrebbero cucinate in pentole di vetro, alluminio, vetroceramica che non creano problemi di allergie. Per quanto concerne le stoviglie in acciaio inox al 100%, non tutte le fonti sono concordi. Un ulteriore elemento, infatti, che potrebbe rendere oscillante e non costante l’assunzione quotidiana di nickel nel corso di un abituale regime alimentare potrebbe essere l’uso di pentole ed utensili in acciaio inossidabile, o almeno la cottura in questi tegami di alimenti acidi o l’uso di pentole nuove al primo uso.

Il contributo di nichel nell’acqua è fisso?

No. In realtà diverso e variabile è anche il contributo dell’acqua e delle altre bevande alla quantità di nickel assunto con l’alimentazione e tale contributo sarà diverso se l’acqua è contaminata o meno, se assunta a digiuno o meno, se si tratta della prima acqua che fuoriesce dai rubinetti al mattino o meno, se il rubinetto è di un tipo piuttosto che di un altro, se l’acqua è calda piuttosto che fredda.

Il nickel assunto con gli alimenti viene completamente assorbito?

La maggior parte del nickel assunto con gli alimenti non viene assorbita ma resta nel tratto gastrointestinale. Del nickel alimentare ne viene assorbita una quota fra l’1 e il 10%. Dunque anche l’assorbimento del nickel presente negli alimenti può essere variabile e fra i fattori di tale variabilità vanno annoverati l’assunzione di vit. C e di ferro. Entrambi riducono l’assorbimento del nickel alimentare e la loro co‐ingestione può avere effetti importanti.

Dopo l’assorbimento, il nichel è trasportato nel sangue legato all’albumina sierica e non si accumula significativamente in nessun organo o tessuto, anche se la tiroide e le surrenali hanno concentrazioni di nickel relativamente più elevate rispetto ad altri distretti.

Altre raccomandazioni

E’ sempre utile ricordare che chi soffre di dermatiti da contatto deve evitare di indossare indumenti o gioielli che contengono nichel. Attenzione, dunque, alla bigiotteria e alle parti metalliche degli indumenti come cerniere, bottoni.  Nella stragrande maggioranza dei casi, i principali incriminati per il nichel sono bracciali, casse di orologio, chiavi, accendini, parti metalliche degli occhiali, monete, targhette di identificazione, manici degli ombrelli, utensili da cucina, forbici, aghi e ditali, fermacarte, sedie di metallo, maniglie di porte, contenitori metallici dei rossetti, strumenti medici ed odontoiatrici, fibbie di valigie, cinturini degli orologi, fili elettrici. Tutti questi oggetti andrebbero sostituiti con analoghi in plastica o comunque materiali esenti dal nichel.

In conclusione è sempre suggeribile la prescrizione da parte del medico e del Nutrizionista di fiducia di una dieta di esclusione personalizzata che tenga conto della tollerabilità individuale e dell’effettiva necessità di eliminare dalla dieta specifici alimenti. L’accurata selezione di alimenti con una concentrazione di nickel relativamente bassa comporterà la riduzione dell’ assunzione dietetica giornaliera dello stesso. Sicuramente una buona conoscenza della presenza di nickel negli alimenti è il primo passo utile per la gestione dell’allergia a questo oligoelemento.

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